Dicono che la terapia anti cancro con il bicarbonato di sodio del dottor Tullio Simoncini sia una bufala, una fake news, …ma siamo proprio certi che sia così?
La terapia anti cancro a base di bicarbonato di sodio del Dottor Tullio Simoncini, per la Ministra Grillo e per “gli esperti” del sistema sanitario nazionale, forse troppo vicini alla multinazionali farmaceutiche, è una pericolosa bufala. La cura anti cancro del Dr Simoncini, per loro, ingannerebbe i pazienti, e il Dottore sarebbe un semplice truffatore, una Vanna Marchi della medicina. A nessuno di loro (chissà perché!) è venuto mai in mente di provare, verificare se quanto sostenuto da un medico, con due lauree e due specializzazioni, che ad un certo punto della vita si schiera contro il sistema perché stufo della mattanza legalizzata ad opera della chemio, andando contro corrente, scegliendo di essere perseguitato, possa avere un fondamento di verità.
Nessuno ha mai verificato – compreso il Ministero della Salute al quale anni fa il Dr. Simoncini si era rivolto per proporre la sua scoperta, semplice, economica e sicura per la lotta contro il cancro – forse perché la scoperta del bicarbonato contro il cancro, sostanza non brevettabile, avrebbe distrutto i guadagni miliardari delle multinazionali della chemio e, diciamolo pure, dei loro cani da guardia ministeriali.
Sì, quei “parrucconi” titolati, che facevano parte del Consiglio Superiore di sanità e di altri apparati, compresi i politici della Commissione Sanità, in genere medici con curriculum professionali importanti ma con il dogma inculcato nel cervello dalle multinazionali farmaceutiche per il quale “L’unica modo per combattere il cancro è la chemio. Tutto il resto sono solo balle e non vanno ascoltate”!
La stessa cosa che ha sostenuto pochi giorni fa la Ministra Grillo, anche lei medico, anche lei con i dogmi di cui sopra.
Chissà se questa gente ha mai visto morire qualcuno di cancro? Forse no, perché, altrimenti, se avessero onestà intellettuale, metterebbero in dubbio “le loro certezze” sull’efficacia della chemio!
Friedrich Nietzsche diceva: “Non è il dubbio, è la certezza che rende folli”.
Ecco, siamo governati da “folli”!
L’oncologo Simoncini, anche se radiato, mostra tuttavia una professionalità nell’approccio contro il cancro, che pochi medici “ufficiali” hanno.
Una delle tecniche che ha messo a punto è l’arteriografia selettiva.
L’arteriografia selettiva
Il concetto base che sostiene il mio sistema di cura, è che occorre somministrare soluzioni con un alto contenuto di bicarbonato di sodio direttamente sulle masse neoplastiche, che sono suscettibili di regressione solo distruggendo le colonie fungine.
E’ per questa ragione che la continua ricerca di tecniche sempre più efficaci che mi permettessero di arrivare il più vicino possibile all’intimità dei tessuti, mi ha portato all’arteriografia selettiva(visualizzazione di un’arteria specifica) e al posizionamento di port-a-cath arteriosi (vaschette in raccordo col catetere). Queste metodologie consentono di posizionare un cateterino direttamente nell’arteria che nutre la massa neoplastica, permettendo di somministrare alte dosi di bicarbonato di sodio nei recessi più profondi dell’organismo.
Una volta, ad esempio, quando mi capitava di curare un tumore del cervello, pur migliorando le condizioni di un paziente, non potevo incidere profondamente sulle masse: quante volte ho supplicato invano neurologi e neurochirurghi di effettuare un’operazione, inserendo un catetere da farmi utilizzare per ulteriori trattamenti locoregionali!
Oggi, con l’arteriografia selettiva delle carotidi è possibile raggiungere qualsiasi massa cerebrale, senza far operare nessuno e in maniera completamente indolore.
Analogamente, quasi tutti gli organi possono essere trattati e possono beneficiare di una cura con i sali di bicarbonato, innocua, rapida ed efficace, ad eccezione solo di alcuni distretti ossei come vertebre e costole, dove la perfusione arteriosa, essendo esigua, non permette il raggiungimento di dosi sufficienti.
L’arteriografia selettiva rappresenta quindi un’arma estremamente potente contro i funghi, che può essere usata sempre e comunque nelle neoplasie, primo perché è indolore e non lascia postumi, secondo perché prevede rischi d’esecuzione molto bassi.
Tecnicamente viene effettuata nel modo seguente: dopo aver disposto il campo sterile ed aver anestetizzato i piani superficiali, si introduce un ago nell’arteria che si vuole utilizzare come porta di ingresso (generalmente la succlavia) poi, attraverso questo, una guida metallica visualizzabile dall’angioscopio ed utilizzabile per individuare l’arteria prescelta.
L’ultimo passaggio consiste nel far arrivare il cateterino per la somministrazione delle soluzioni laddove la guida lo indica, per poi raccordarlo ad un port-a-cath sottocutaneo che rimarrà nella sede prescelta per tutto il tempo necessario.
Tutto l’intervento, che avviene con rischi molto bassi per il paziente e con una sintomatologia dolorosa simile a quella di un’endovena, consente ai pazienti di effettuare la terapia a domicilio, anche se dietro costante controllo medico.
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